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marketing guru

Non io, ma Roberto.

Del resto – nel corso di Buon Marketing, di cui ho già parlato – lui svolge gli argomenti:

  1. Introduzione (dalla multicanalità al ROI alla coda lunga)
  2. Ottimizzazione del sito Internet (accessibilità, user experience, catalogo e dettaglio prodotti, carrelli abbandonati)
  3. Email Marketing (struttura campagna, privacy, strategia, conversioni)
  4. Web Analytics (cosa e come misurare, insidie, Google W.A., filtri, report, intelligence)
  5. SEO (parole chiave, contenuti, codice, link, penalizzazioni)
  6. Google AdWords (costi, risultati, punteggi di qualità, corrispondenze)

Io farò solo i social media, il 9 pomeriggio.

Comunque sia, venite, si può partecipare anche una sola delle due giornate, e i costi dono davvero bassi. C’è perfino una convenzione per dormire a Milano a un prezzo supersmart.

Se non avete voglia di andare alla pagina del buon marketing, potete scaricare qui il modulo di iscrizione, oppure la scheda di presentazione del corso, qui.

Adesso vi lascio al video, dove l’ottimo Ghislandi spiega tutto in 4’29” netti :-)

Ho provato, con Roberto Ghislandi, a fare una cosa un po’ nuova nel mondo della formazione di marketing.

Si chiama “Il Buon Marketing” ed è un corso proposto con alcune peculiarità, tra cui la condivisione online via Twitter (#buonmarketing) per coloro che non vogliono/possono trascorrere due giorni a Milano.

In realtà, il corso (molto completo, che spiega tutti gli argomenti essenziali della presenza online) lo tiene quasi tutto Roberto, io mi limito alla parte sui social media.

Mi è piaciuto studiare l’operazione nel suo complesso, cercando di fare del “buon marketing” fin dall’ideazione del corso, che viene proposto – tra l’altro – a condizioni favorevoli ad alcuni gruppi di persone (team aziendali, singoli studenti, persone senza lavoro, blogger/webmaster, coworker).

E per divertirci di più, ci siamo inventati anche lo Sconto Social, che sarebbe un altro modo di dire “più siamo e meno si paga” ;-)

Penso che il corso possa essere una risposta valida all’esigenza – che sento da più parti – di imparare a muoversi bene sul web in modo completo, secondo un piano equilibrato, che sappia gestire i social network e leggere le analytics, facendo anche dell’email marketing sensato e magari delle giuste azioni su Google Adwords.

Insomma, del buon marketing.

Le slides qui sotto raccontano il progetto, su Facebook c’è una pagina evento, mentre su buonmarketing.it c’è la presentazione completa, con modulo di iscrizione.

Mi avvicino al libro, appena uscito, di Federica Dardi con un bel pregiudizio positivo: conosco e stimo Federica da tempo.

Questo rende tutto più difficile, se pensiamo all’obiettività della mia futura recensione, ma anche più piacevole, se pensiamo alla mia vita :-)

Obiettivamente: l’autrice è su Twitter dal 2007 (@elisondo) ed ha significativa esperienza nel campo delle internet p.r. aziendali. Attualmente lavora per la sua casa editrice, Apogeo, come junior editor e coordinatrice dei presidi online dell’editore.

Ops, quasi dimenticavo: su Twitter l’hashtag è #ApoTwitter. (Non sapete cos’è un hashtag? Comprate questo libro!).

Sono felice di annunciare che parte delle mio tempo professionale d’ora in poi sarà dedicato ad Hagakure, l’agenzia di internet PR con cui ho già collaborato nei mesi passati.

Ammiro e stimo l’agenzia dei samurai fin dal primo giorno, e l’ho seguita costantemente, trovando anche piacevoli occasioni di contatto con i suoi partner.

Da quando ho capito che la comunicazione entrava in una fortissima fase evolutiva (al punto da cambiare identità alla mia agenzia, che è diventata l’agenzia delle scimmie, animale evolutivo per eccellenza), l’accelerazione è stata increbibile, frenetica e inarrestabile. Quasi insostenibile per un copy cresciuto con Pirella negli anni 80.

Grazie quindi ai partner di Hagakure Chiara, Marco e Matteo, per aver chiesto a questa scimmia di saltare ancora più in alto.

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Io so perché Paolo Iabichino ha scritto Invertising.

L’ha scritto perché gli è venuto questo bellissimo titolo.

Sono un copy anch’io e lo so che certe volte tutto inizia da un bel titolo. E Invertising è un titolo da premio. Un titolo di quelli che ci si fa una strategia di comunicazione dietro. Che poi ci si trova tutta una serie di argomenti di supporto validissimi.

E Paolo gli argomenti della comunicazione li conosce molto bene, infatti il libro è pieno di tante belle cose simpatiche, curiose, colte, sempre ben contestualizzate e convincenti.

A me però non è piaciuto.

Lo dico con imbarazzo perché conosco l’autore, l’ho conosciuto proprio in occasione dell’uscita del libro, e spero tanto non se la prenda. Magari è una di quelle persone che apprezza un giudizio sincero. Oppure non gli interessa, insomma Paolo non prendertela, per favore. Ho solo detto che non mi è piaciuto non che è brutto :-)

Il libro in una frase:

Il libro di una persona intelligente e colta, che non dice quello che dovrebbe, cioè che la pubblicità è alla frutta. (E ci credo, visto dove lavora). Bel titolo però.

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Anche WordPress.com ha messo il like, però qui si riposta sul proprio blog. Adoro WordPress e il loro modo di rendere facili le cose difficili.

Ho già avuto modo di esprimermi entusaisticamente su Matt Mullenweg, quando è venuto in Italia, e continuo a pensarla allo stesso modo.

We All Like to Reblog Have you ever come across a blog post that you enjoyed so much you wanted to easily share it with the readers of your own blog? Sure, you can copy and paste the link and perhaps even a snippet of text with your own comments, but overall it’s not a particularly enjoyable experience. We wanted to change this and make sharing other posts with your readers as easy as posting to your blog. Today we’re introducing a new like and reblog feature enabled … Read More

via WordPress.com News

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Videopillola 1: Aprire un blog (1′ 31″).
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Video pillola 2: Aggiornare il blog (2′ 01″).
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Video pillola 3: Scriverlo insieme alla rete (2′ 40″).
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Video pillola 4: Twitter (2′ 10″).
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In collaborazione con Alpha Test, editore di Un etto di marketing e la mia fidata videocamera Flip :-)

Per la presentazione del libro “Un etto di marketing” in programma domani a Parma (qui l’evento su Facebook) ho pensato a un tema che potesse anche essere un po’divertente, oltre che – mi auguro – stimolante.

“Come diventare un racconto” parlerà dei modi di trovare contenuti per pubblicare notizie, attraverso 100 spunti per scrivere un post (e da qui il sottotitolo ironico 100 post gratis).

Speriamo che piaccia!

Dopo essere stato al Malacarne, al Caffè della Scuola Politecnica del Design e in un Cowo, presento il libro in un bar singolare e curioso: il Prosciutto Bar presso il centro Euro Torri di Parma.

L’appuntamento è per il 29 aprile alle 18.30, si fa con la collaborazione della Libreria Mondadori del luogo. Evento Facebook qui per chi vuole.
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Dalla presentazione del libro “Un etto di marketing (E’ un etto e mezzo, lascio?)” tenuta al coworking Cowo di Udine il 26 marzo, le slides dell’intervento.

Inserisco anche il video dei primi nove minuti in cui si vedono gli effetti di un viaggio di 450 km sulle presentazioni del sottoscritto. (Grazie Cowo Udine per il video!)
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Stimo l’agenzia di internet p.r. Hagakure da quand’è nata e ne ho seguito la crescita da vicino, grazie all’amicizia dei suoi partner. La novità – come alcuni hanno saputo da una mia email di ieri – è che sto collaborando con loro su un importante progetto, gestito da Between.

E’ una sfida molto interessante e complessa, basti dire che riguarda l’innovazione sociale e che viene da Fondazione Italiana Accenture, e già credo di averne delineato portata ed ambizione.

Si chiama ideaTRE60 ed è diretta da Marco Minghetti, aka Aziende In-Visibili su Nòva100.

Scrivo queste righe a pochi giorni dal lancio ufficiale e il lavoro è al suo picco.

Per fortuna abbiamo lavorato bene fino ad oggi (se volete fare un giro sui profili “social” di ideaTRE60 è su tutti i social network), speriamo tutto proceda per il meglio.

La piattaforma ideaTRE60 sarà presentata ufficialmente il 3 marzo a Milano, se verrete mi troverete al liveblogging – quindi aspettatevi un ciao veloce e nulla più, almeno fino alla prima pausa ;-) ma soprattutto sentirete un panel non indifferente di relatori, gente per cui l’innovazione sociale è materia di studio e lavoro quotidiano, su molti fronti.

L’evento è aperto previa registrazione qui o email a segreteria@fondazioneaccenture.it.

Spero di vedervi e potervi dare – per lo meno –  qual ciao veloce…

Il nuovo ebook sugli errori/orrori delle nostre (orrende) abitudini di marketers, nuovo regalo di Web Marketing Garden al popolo della rete.

Social marketing horror è il terzo della serie, i primi due sono stati Web Marketing Horror e Email Marketing Horror.

Sono tutti e tre ancora disponibili. Richiederli qui.

Invertising – titolo davvero bello (il copywriting non è acqua, signori) – è il libro di Paolo Iabichino, che di mestiere fa il direttore creativo della filiale italiana di una delle più grandi agenzie di pubblicità del mondo.

Parla della comunicazione pubblicitaria nell’era dei social network e della rete partecipata.

Un tema coraggioso e stimolante, per chi sta assistendo allo straordinario passaggio della comunicazione d’impresa dall’evo pubblicitario – monodirezionale, stolido e impositivo – alla dimensione liquida e iperevolutiva della rete e dei suoi nuovi linguaggi  (tema che ho provato a svolgere anch’io).

Si tratta di un passaggio tutt’altro che semplice.

Sono curioso di capire cosa ne pensa uno che – se non ho capito male – prende lo stipendio da chi fondamentalmente commissiona spot in prime time… (E dai Paolo non te la prendere, o non usa più prendersi in giro tra colleghi? In ogni caso ti sto mandando il mio Un etto di marketing, libro ideale da fare a fettine… ;-)

Passando a How to Communicate the American Way, si tratta di una chicca, di quelle che difficilmente scopri, e io l’ho scoperta, pensa un po’, nel mio ufficio.

E’ infatti un libro che è arrivato insieme all’autrice, Elisabetta Ghisini, per un seminario di “communication skills” tenuto al Cowo e rivolto – nientepopodimenoche – alle giovani imprese italiane che cercano venture capital negli Stati Uniti.

Lo so che detta così sembra una telenovela da tv aziendale, invece son stati due giorni tostissimi in cui l’Elisabetta (milanese trapiantata a San Francisco, dove è consulente di comunicazione interculturale) ha rivoltato come calzini una dozzina di baldanzosi startuppers nostrani, di Mind the Bridge e non solo.

Insomma, due bei libri mi attendono sul comodino… :-)


E’ da oggi disponibile sul sito AlphaTest (oltre che in libreria, in autogrill e al telefono) il libro Un etto di marketing (E’ un etto e mezzo, lascio?) che i lettori di questo blog ormai conoscono quasi quanto me.

Mi pare il momento di dire una parola importante a tutti quelli che, in mille modi, mi hanno supportato con questo libro:

grazie.

Il libro sembra riuscito bene, e chi l’ha avuto in mano ha trovato piacevole il primo impatto.

Oggi pomeriggio mi sono ritrovato a usarlo per cercare delle fonti in riunione e mi è sembrato un bel manualetto, con le sue varie parti dedicate alle 100 cose da sapere, i casi famosi e non, gli strumenti, la bibliografia, il blogroll e l’indice analitico.

Spero vi piacerà. Se volete acquistarlo, qui lo trovate con il 10% di sconto (per avere il 20% scrivetemi una mail per favore, ma veloci perché vale solo fino a fine mese).

Le spese di spedizione sono incluse nel prezzo, e non preoccupatevi se il sito dice che dovete raggiungere la soglia dei 15 euro: non è così, me lo ha confermato l’editore e ho provato io stesso.
(Il prezzo di copertina è di 14,50 euro, con il 20% di sconto vi costerà 11,60, spedizione inclusa).

Infine, se invece di comperarlo volete solo consultarlo, entro breve ne dovreste trovare una copia per consultazione all’interno di ogni coworking Cowo.

Ho infatti pensato di “presentarlo” contemporaneamente in tutti i 29 Cowo del nostro piccolo-grande network, rendendolo così accessibile a tutti i nomad workers ospiti degli spazi di coworking.

Un bel po’ di marketing, infatti, l’ho imparato seguendo i Cowo…

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Fabio Zanet, titolare dell’azienda di ecommerce di cartucce, toner e consumabili per l’informatica Nextink, conclude la serie delle interviste pubblicate sul mio libro Un etto di marketing, tra poco in libreria.

L’aver dato voce a persone di validità indiscussa, ma non molto note nei “giri” del marketing è una delle cose che mi danno più soddisfazione del libro.

Ma lasciamo la parola alla visione – pragmatica e appassionata – di Fabio.

INTERVISTA A FABIO ZANET (NEXTINK).

Ti sei avvicinato al web per promuovere la tua azienda, o eri già un appassionato di informatica?

Sono un appassionato di informatica da sempre, quindi tutto ciò che ruota intorno a questo mondo suscita in qualche modo il mio interesse.

Non nascondo che da quando la mia azienda opera on-line attraverso il proprio e-commerce, osservo il mondo internet con occhio un po’ diverso da come lo vedevo prima.

In buona sostanza ora analizzo qualsiasi tipo di novità che il web propone con una doppia valenza: personale ed aziendale.

Quali sono i vantaggi (se ci sono) che hai riscontrato per la tua attività, in conseguenza al blog aziendale?

Da parecchio tempo seguo con una certa assiduità blog/siti/forum che si occupano di marketing.

Ovunque ho avuto modo di leggere (a volte anche fino alla nausea) che l’unico modo per aumentare gli accessi al proprio sito è quello di offrire contenuti di qualità.

Quale miglior modo di un blog per avvicinare un sempre maggior numero di utenti al mio negozio?
Sicuramente a posteriori posso dire di averne guadagnato in visibilità, ma non so quanta di questa visibilità si sia poi trasformata in vere e proprie vendite.

Fondamentalmente mi piaceva – e mi piace ancora oggi – pensare che il blog Nextink, possa essere diventato un punto di riferimento per una nicchia di utenti interessati alle notizie sul mondo della stampa.
Se questi lettori sono diventati, o diventeranno clienti Nextink, ancora meglio!

Utilizzi altri strumenti del “web sociale” (per esempio le reti sociali come Facebook, o i siti di condivisione come YouTube) per promuovere la tua azienda e i tuoi prodotti?

Come dicevo prima, sono molto attento a tutto quel che accade sul web, quindi Nextink non poteva non avere un account Twitter ed un gruppo su Facebook!

Penso che il fenomeno “social” sia molto interessante sotto molti punti di vista: il Viral Marketing permette di scatenare delle reazioni a catena che, con azioni commerciali più tradizionali, sarebbero davvero impensabili in tempi brevi.

Nextink propone prodotti legati all’informatica.

Alla luce della tua esperienza, ritieni che la rete sia più adatta a promuovere determinati prodotti rispetto ad altri?

In generale ritengo che l’acquisto on-line sarà la naturale evoluzione del commercio tradizionale.

Detto questo, è normale che ci siano particolari settori nei quali, per le attitudini informatiche dei potenziali acquirenti, è più facile riuscire a vendere certe tipologie di prodotti.

E’ ovvio che ci sono, e ci saranno sempre, tutta una serie di prodotti che sarà più difficile vendere on-line: penso ad esempio ad un quadro di valore, o ad un’automobile che il cliente preferisce magari “toccare con mano” o “provare” prima dell’acquisto.

In concreto, ti senti di affermare che la partecipazione alle conversazioni online ha un ritorno in termini di vendite, o si tratta di benefici indiretti?

Penso che siano vere entrambe le cose.

Probabilmente i benefici indiretti arrivano molto prima delle vendite ma, nel medio/lungo termine, come si suol dire, “il lavoro paga”!

In termini di tempo, la promozione dell’azienda sul web quanto ti porta via?

Sei tu l’unica persona coinvolta, o ti fai aiutare?

La promozione aziendale, sotto tutte le sue forme, mi porta via almeno il 50% della giornata lavorativa.

Da sempre sostengo che puoi essere molto competitivo, ma se il mondo non sa che esisti, tutta la tua bravura viene dispersa nel nulla.

Paradossalmente, un negozio mediocre con una comunicazione vincente, vende molto di più di un ottimo negozio che comunica in modo errato o insufficiente.

Mi occupo personalmente ed esclusivamente del marketing, con l’obiettivo di trovare sempre il miglior rapporto costi/benefici rispetto alle azioni commerciali che porto avanti ogni giorno.

Che percentuale del marketing di Nextink passa dal web?

Nel corso degli anni ho avuto modo di sperimentare praticamente tutti i principali canali di comunicazione: radio, TV locali, carta stampata, sponsorizzazioni di eventi e/o manifestazioni ed ovviamente il web.

Devo ammettere che i risultati che mi ha dato il web non li ho ottenuti con nessun altro canale “tradizionale”.

Del resto per un’azienda che opera esclusivamente online, ritengo che svolgere almeno il 75% della propria attività promozionale su internet, laddove “vive” il proprio target di riferimento, abbia un senso.

Almeno, questa è la mia personale esperienza.

Se il tuo più caro amico intraprendesse un’attività imprenditoriale e ti chiedesse un consiglio sul marketing, gli parleresti del “web sociale”?

Se sì, come?

Il primo consiglio che gli darei è quello di non utilizzare mai forme di comunicazione troppo “invadenti”.

Le nostre caselle e-mail sono sommerse dallo spam ed in genere da comunicazioni indesiderate, per cui la linea fra comunicazioni “utili” ed “inutili” è molto sottile.

Personalmente ritengo che tutti gli strumenti che il web mette a disposizione (incluso il social marketing) vadano usati nella maniera corretta.

Ogni strumento di comunicazione può trasformarsi in un vero e proprio boomerang se utilizzato nella maniera sbagliata, quindi in generale, se dovessi dare un suggerimento, consiglierei di utilizzare tutti gli strumenti che la comunicazione mette a disposizione, ma sempre e comunque con le dovute cautele.

Bloggare è divertente per te?

A certi livelli, l’attività di blogging è da considerarsi a tutti gli effetti un vero e proprio lavoro, un lavoro che richiede un elevato impegno, soprattutto in termini di tempo.

Anche le cose che a prima vista sembrano le più semplici, come ad esempio trovare degli spunti o delle notizie interessanti da comunicare ai propri lettori, se svolte giornalmente possono diventare un’attività gravosa.

Ciò non toglie che tutte le cose fatte con passione siano sempre e comunque divertenti… almeno… per quanto mi riguarda è così!

Un etto di marketing (è un etto e mezzo, lascio)?” di Massimo Carraro, ed. Alpha Test, sarà in libreria nel mese di febbraio. Per avere un codice sconto del 20% senza obbligo di acquisto basta una mail.

Prendersi tutto il gratis della vita, se non sbaglio era il motto di qualche eroe di Andrea Pazienza. (E io, per tener fede all’argomento, ho preso il libro a prestito, nell’ottima biblioteca Valvassori Peroni di Milano).

Il grande Chris dalla Coda Lunga non smette di sedurre con le sue teorie, e lo fa come sempre con grande scioltezza ed eleganza intellettuale.

Sentite qua:

Il denaro smette di essere il segnale principale nel mercato e al suo posto sorgono due fattori non monetari: quelle che spesso si chiamano “economia dell’attenzione e “economia della reputazione”;

Non ci vuole un dottorato per capire come mai il Gratis funziona così bene online: è sufficiente ignorare i primi dieci capitoli del vostro manuale di economia;

Per competere con il Gratis bisogna andare oltre l’abbondanza per trovare la scarsità adiacente. Se il software è gratis, voi vendete l’assistenza tecnica;

Il Gratis è un’attrazione costante in tutti i mercati, ma fare soldi con il gratis […] è una questione di pensiero creativo. […] Serve creatività per scoprire come convertire in denaro contante la reputazione e l’attenzione che potrete ottenere grazie al Gratis. Ogni persona e ogni progetto richiederanno una risposta diversa a quella sfida, e a volte non funzionerà affatto.

Bonus per tutti quelli che, come me, si sono stufati da tempo di gettare denaro in auto di proprietà:

Ispirandosi al settore della telefonia, BetterPlace progetta di regalare l’auto vendendo invece le miglia, a un prezzo inferiore di quanto costerebbero con un’auto tradizionale.

Il libro in una frase:

Non importa se a tratti può sembrare poco plausibile. Dall’uomo che ha fatto conoscere al mondo La Coda Lunga accettiamo volentieri una nuova visione, che ci faccia sognare un’economia diversa, dove l’attenzione conti finalmente quanto il profitto.

E infine, dal piccolo prospetto che racconta “come funziona”, ecco come cambia il piano di profitto:

Da “Modello di business” a “Ci penseremo prima o poi”.

Mi ricorda qualcosa
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L’appuntamento con l’Osservatorio Multicanalità è un piccolo-grande rito della marketing community. Scrivo questo post mentre mi misuro la febbre, quindi non sono certo di poterci essere, ma un Monkey ci sarà sicuramente.

Segnalo anche che ci sarà uno streaming live, e che il twitter hashtag è #multicanalità09.

(E se vi sentite ispirati e volete contribuire alla creazione del linguaggio multicanale lanciatevi sul wiki dedicato a “Le parole del nuovo consumatore”!).

Nuova pagina in anteprima dal libro Un etto di marketing, prossimamente in libreria: l’intervista a Gianpaolo Paglia, conosciuto sia tra chi ama il vino sia tra gli estimatori della condivisione in rete.

Gianpaolo è infatti blogger esperto, attività che porta avanti da anni in coppia con la moglie, Justine Keeling, dalle pagine web del sito della sua azienda Poggio Argentiera, posizionata a livelli di eccellenza e presente sui maggiori mercati internazionali.

INTERVISTA A GIANPAOLO PAGLIA (AZIENDA VITIVINICOLA POGGIO ARGENTIERA).

Bloggare per la tua azienda vitivinicola: è una scelta dettata dalla passione o dal ragionamento?

E’ stata una evoluzione naturale del mio uso di internet, che è cominciato con i forum sull’argomento e con la frequentazione di newsgroup come it.hobby.vino.

La mia è sopratutto una scelta coerente con i miei interessi personali piuttosto che una strategia ragionata di comunicazione.

Hai fatto delle valutazioni prima di iniziare?

No, nulla di particolare.

Ti sei prefissato degli obiettivi?

Se sì, ritieni di averli raggiunti?

Niente obiettivi particolari, ma sono contento di avere un certo numero di lettori del mio blog, all’incirca un centinaio di unici al giorno, che mi gratifica e mi induce a continuare a scrivere.

Da quanto tempo porti avanti il blog di Poggio Argentiera?

Se dovessi ricominciare ora, faresti qualcosa di diverso?

Credo che siamo intorno ai 4 anni.

L’unica cosa che avrei dovuto fare subito ma che ho ritardato è stata quella di bloggare con il mio dominio, “poggioargentiera.com”, invece che con domini altrui.

Il blog ha anche una sezione di e-commerce, dove vendete i vostri vini. Che relazione c’è tra il blog e le vendite?

Direi abbastanza poca.

Il mio shop per me è soprattutto una possibilità in piu’ per quei pochi che cercano in modo particolare un mio vino e non riescono a trovarlo nella loro zona.

Lo vedo come un servizio in piu’ al mio lettore/cliente, piu’ che una possibilita’ reale di business.

Utilizzi altri strumenti del web “sociale” per la tua azienda?

Twitter, Facebook, Friendfeed, Vinix, tutti in modo abbastanza saltuario.

Si sa che il mondo del vino su internet è intensamente popolato di blogger e appassionati che discutono molto… come ti senti rispetto a questo affollamento?

Lo ritieni una ricchezza cui attingere o una minaccia che rende più difficile emergere?

Non mi pongo il problema di emergere, il mio lavoro non è fare il blogger ma fare il vino.

Uso il blog per comunicare quello che faccio e chi sono, ed è quello che mi interessa, ma non mi pongo assolutamente in competizione con i vari blogger del vino.

Piuttosto mi sembra che ci sia una scarsità assoluta di aziende di vino che usano il blog, e questo mi rende in una posizione se vogliamo privilegiata, ma non ne faccio un punto di vanto, semplicemente molti non sono ancora arrivati ma arriveranno.

Quali tra questi aggettivi definisce meglio la tua attività di marketing su internet per la tua azienda, e perché?

– divertente
– remunerativo
– interessante

(naturalmente puoi darne altri se preferisci…)

Divertente, arricchente, formativa.

Il tuo blog ha anche una parte in inglese, significa che portate avanti una conversazione anche su mercati esteri?

Mia moglie è inglese, e quindi l’idea era di partire con una conversazione parallela, ma non la copia della mia tradotta in inglese, ma una cosa completamente indipendente anche se sulla stessa pagina.

Purtroppo il fatto che in questo momento lei si trovi a gestire 3 figli molto piccoli non ha reso possibile un vero e proprio esperimento, ma arriveremo piu’ avanti.

Infine, cosa c’entra il vino con internet?

C’entra come c’entra tutto il resto.

Non credo che il vino c’entri in modo particolare, ma fa parte della vita di alcune persone e sicuramente internet permette scambi e networking impensabili prima di lui.

Per me è una miniera di informazioni e un modo per rimanere a contatto con le opinioni di una parte dei miei clienti, e dire anche la mia in piena liberta’.

Un etto di marketing (è un etto e mezzo, lascio)?” di Massimo Carraro, ed. Alpha Test, sarà in libreria nel mese di febbraio. Per avere un codice sconto del 20% senza obbligo di acquisto basta una mail.

Andrea Gori, titolare della Trattoria Da Burde di Firenze, anche conosciuto come “sommelier informatico”, ha accettato di raccontare la sua preziosa esperienza di marketing sulle pagine di Un etto di marketing, a giorni in libreria.

INTERVISTA AD ANDREA GORI (TRATTORIA DA BURDE).

Se non sbaglio, tu eri appassionato di tecnologia quando hai iniziato a
bloggare per la tua attività, è così?

Quanto ha contato questa tua predisposizione?

Diciamo che mi piace considerarmi un “nativo digitale” in quanto i
miei ebbero la bellissima idea di regalarmi un commodore 64 all’età di
8 anni quindi praticamente ho vissuto una vita con i computer, anche
se quasi esclusivamente per giocare.

Ma dopo aver lavorato in una società di consulenza e formazione a distanza, una delle prime ad avere la banda larga in Italia (parliamo del 1999), mi si sono aperti gli occhi e ho cominciato a vivere digitalmente ogni aspetto della mia vita.

E quindi, quando ho cominciato a bloggare come sommelier per
Burde, è stata una evoluzione naturale del mio modo di vivere e fare
business.

Pensi che altri potrebbero seguire il tuo esempio, nella diffusione del
passaparola per la propria attività, nel tuo settore?

O ritieni la tua esperienza peculiare e irripetibile per qualche motivo?

Irripetibile in quanto forse in molti aspetti sono stato precursore e
le mie attività web hanno suscitato interesse spesso più per la loro
novità che per il loro reale valore di marketing.

Non consiglierei a nessuno di aprire un ristorante e mettere 1167 video su YouTube per promuoversi, ecco…

Però molti aspetti, carta dei vini online, menu, interazione continua con i clienti, presenza su forum e comunicare quello che si fa ogni giorno, ecco questo penso siano aspetti che nessun ristoratore o sommelier possa trascurare.

Potresti affermare che hai avuto un incremento delle vendite grazie alla tua attività online?

Se sì, hai voglia di spiegare come?

Diciamo che ogni mese ho almeno una trentina di clienti che vengono da
Burde quasi esclusivamente per conoscere me e dove vengono girati i
video, manco fosse il set di un film!

Moltissime serate particolari con vini ricercati e preziosi hanno avuto poi una partecipazione di pubblico impensabile per un evento promosso in altro modo (Sassicaia e cinghiale , 55 euro, 80 persone, non so come avrei fatto altrimenti a convincerli tutti!).

Poi ci sono tutti i lavori che svolgo come consulente web e enoico per aziende cantine e case editrici e degustazioni e show a pagamento in vari eventi e  manifestazioni (alla stregua di altri giornalisti del settore) il che è un indotto non indifferente e che però afferisce ad “Andrea Gori sommelier informatico” più che alla Trattoria.

In questo senso spesso il blog finisce con essere più il blog del Sommelier Informatico che quello della Trattoria, ma è inevitabile ad un certo punto.

Si sa che il blog, il microblog e i social network sono attività gratuite (a
parte il dispendio di tempo ovviamente!).

Per favorire la conoscenza della tua attività economica hai affrontato anche investimenti di tipo economico (ad esempio, pubblicità tramite Google Adwords)?

Abbiamo speso qualche euro (circa 500 in  un anno ) per la presenza su
di un portale toscano molto importante e decisivo, specie per gli
eventi, una tantum.

Ma per il resto solo tempo, tantissimo, credo di essere sulla media di circa 2 ore al giorno negli ultimi due anni spesi tra blog e social network vari, festivi e ferie inclusi, ovviamente!

Se ti trovassi a tavola con qualcuno all’inizio del tuo percorso, poniamo per esempio un giovane sommelier che sta aprendo una piccola enoteca, quali sono le tre cose che ti sentiresti di dirgli, rispetto al passaparola in rete?

Di non sottovalutarlo e di seguire ogni discussione del vino che passa
in rete, coltivare ogni piccolo contatto e “amicizia” e soprattutto
essere sempre onesti e coerenti.

E di avere pazienza perchè come il passaparola normale, anche quello web “non dopato” ha tempi piuttosto lunghi rispetto ad altre forme di marketing.

Molti non si avvicinano al mondo di Internet perché ritengono che serva troppo tempo, per partecipare in modo serio e fruttuoso alla partecipazione in rete.

Secondo te quanto tempo serve per iniziare?

Negli ultimi due anni ho dato consulenza “informale” a moltissimi che
si avvicinavano al blogging (come del resto è stata fatta a me dai
tipi di Vino24.tv che mi diedero da leggere Naked Conversations, il libro che mi ha cambiato la vita) e ho visto che in realtà se non ci sono preclusioni di fronte alla tecnologia, bastano davvero poche settimane, con l’approccio giusto.

E quanto tempo dedichi tu al tuo blog?

Un’esagerazione, come ti dicevo, almeno due ore al giorno, ovviamente
extra-orario di lavoro!

Infine: cosa c’entra il web con le trattorie e il buon vino?

Tecnicamente niente, ma come tutte le cose che sulla carta ti sembrano
distanti anni luce, alla fine portano risultati davvero inaspettati.

E in termini pratici , credo che almeno nel caso del vino ci sia una
componente di status sociale e condizione economica, chi naviga con
costanza sul web in Italia per adesso sono persone con una certa
preparazione e dotazione economica, due elementi purtroppo
imprescindibili per chi vuole andare per ristoranti e belle bottiglie.

Un etto di marketing (è un etto e mezzo, lascio)?” di Massimo Carraro, ed. Alpha Test, sarà in libreria nel mese di febbraio. Per avere un codice sconto del 20% senza obbligo di acquisto basta una mail.

Modelli di business, business plan, revenue, profitti e cash flow: ecco di cosa parla questo libro di Amy Shuen.

E se questi argomenti sono riuscito a gustarli perfino io, che di certo non sono quello che mette il business in cima alla lista delle priorità, penso possa valere come una qualche sorta di “dummy-test”! ;-)

Ritengo possa essere illuminante guardare ai social network dal punto di vista di “come guadagnano”, e proprio a questo sono dedicate molti approfondimenti, su Flickr, Linkedin e Facebook.

Le cose che mi sono piaciute sono molte, ne elenco alcune in particolare:

– trovare confermato che innovazione collaborativa e innovazione competititiva hanno assi di business diversi

– Google e il web 2.0 in generale hanno portato a un livello di fiducia rispetto a tutto il mondo dell’online fino a qualche anno fa impensabile

– la “democratization of innovation” segna un passaggio in tutti i processi di sviluppo da vertical-gerarchico al learning by doing (e non posso non ricollegarmi al motto di wmg…)

– l’aspetto “social” gioca un ruolo chiave in tutto l’online, in ossequio al principio “people build connections”

– la sezione di “domande tattiche” e “domande strategiche” alla fine di ogni capitolo, ottimo strumento pragmatico per verificare la propria pratica quotidiana rispetto alle tesi del libro

Il libro in una frase:

Quando vi diranno per l’ennesima volta “Sì, sì, bello, bello, ma com’è che si guadagna?” Sappiate che non solo si può fare, ma si può anche studiare.

La pagina in anteprima di oggi, tratta da Un etto di marketing, riporta l’intervista all’imprenditore Antonangelo De Martini (conosciuto in rete anche come Dema).

Dema, persona di grande cultura informatica, non risparmia alcune note di scetticismo rispetto alle possibilità del marketing dell’ascolto.

INTERVISTA AD ANTONANGELO DEMARTINI (DEMA).

Perché hai iniziato a bloggare per la tua azienda?
Come mai non avete scelto la via del sito tradizionale?

Tutto accadde quando il nostro provider di hosting in America fallì nell’aprile del 2006.

All’epoca il sito aziendale era su Drupal articolato quasi come un blog, ma con molte altre sezioni di utilità come le liste di spedizioni ai clienti, le gallerie fotografiche del campionario etc etc.

Riportato tutto a zero, vista la mancanza di backup ho deciso di aprire un blog su WordPress.com e spostare il dominio demaitalia.com verso la nuova piattaforma.

Direi quindi che non c’è stata una decisione ragionata in termini di visibilità piuttosto che di relazione diretta con il cliente, ma una ragione puramente tecnica.

Apparentemente, il prodotto della tua azienda (infradito, pantofole e ciabatte, giusto?) non sembra essere ricco di spunti per la conversazione.
E’ stato mai per te un problema?

Il problema del coinvolgimento nella conversazione in un settore come il mio credo sia comune a tutti i corporate blog.

Fino a che punto una persona si puo’ sentire legata ad una azienda , anche se questa ha deciso di stare ad ascoltarti?

Francamente avrei auspicato che i primi utilizzatori di blog.demaitalia.com fossero i miei distributori piuttosto che gli end-user ma al momento nessuno usa il blog per commentare e farsi coinvolgere nella conversazione.

Credo che alla base di tutto questo ci sia anche una mia responsabilità, forse dovuta al fatto che non riesco a coinvolgere chi legge.

Tra le piattaforme che utilizzi per la tua azienda ci sono Flickr (condivisione di foto) e Getsatisfacition.com (servizio clienti online, gestito da un service esterno).
Cosa puoi dirci di queste scelte?

Circa un anno fa Pietro e Silvia (googlisti.com) mi domandarono come concepissi l’uso di Flickr come vetrina per il mio campionario e se non usassi impropriamente uno strumento che è nato per la condivisione del lifestream visivo.

Risposi che non avevo aperto un photostream specifico per i campionari di Dema ma avevo integrato le foto del campionario a quelle delle mie vacanze e della mia vita.

La mia vita è il mio tempo libero e il mio lavoro, e dentro il mio Flickr ci sta tutto dentro.

Getsatisfaction.com l’ho scoperto solo un paio di mesi fa, sperimentando l’integrazione di Intensedebate con WordPress.

Lo trovo uno strumento fantastico. Un customer care evoluto e soprattutto trasparente che secondo me dovrebbero adottare tutte le aziende in rete.
Per ora purtroppo è solo in inglese e questo non aiuta, soprattutto perché ha moltissime funzioni che possono disorientare gli utilizzatori meno esperti.

Attenzione: è uno strumento che possono usare solo le aziende che hanno deciso di mettersi in gioco con la rete. Non si possono moderare i commenti scomodi!

E Twitter?

Twitter è fantastico. C’è un piccolissimo problema: per essere efficace hai bisogno di followers e a meno che tu non sia una celebrity è difficile raggiungere una massa critica adeguata.

Tuttavia lo strumento Twitter search, che sempre più persone stanno usando, puo’ fare arrivare traffico al tuo sito e generare un qualche interesse.

Hai mai fatto una seria valutazione economica dell’attività legata al blog, in termini di ritorno dell’investimento?

Sono cose da analisti della Luiss il ROI e tutte le altre menate.

Le PMI sono ancora focalizzate unicamente al loro core business. Francamente non ci si spinge così nel profondo.

A tuo parere, occorre essere appassionati di internet e/o di informatica per avvicinarsi a questi approcci di marketing con successo?

Nel mio caso ha aiutato.

E ti dico che ha aiutato anche il mio approccio totalmente disinteressato con la parte conversante in rete.

Tutte le relazioni che si sono sviluppate con gli abitanti della rete sono nate tra me e loro.

Non ho mai cercato di coinvolgere blogger con l’azienda, come so che fanno molte agenzie, i pay per post per capirci .
Secondo me sono pratiche scorrette e alla fine controproducenti.

Mi viene in mente una citazione famosa di Tomas Milian “Monnezza” ma credo che tu te la sia già immaginata…

Ti sentiresti di incoraggiare un imprenditore agli inizi sulla strada del social web?

Sicuramente sì, con una raccomandazione.

Rimani in ascolto, parecchio .
Molte volte anche un anno di lurking (osservazione senza partecipazione) puo’ non bastare per capire come muoversi all’interno dell’ambiente.

Ancora una volta voglio ribadire però che sono scettico circa il reale coinvolgimento delle persone da parte di un brand.

La mia esperienza è atipica in quanto mixo la mia passione per la rete con la mia attività imprenditoriale e dentro il calderone ci finisce poi alla fine la mia vita,  o quanto meno quello che voglio condividere di essa.

Il catalogo Dema è stato pubblicato su Flickr. Gli interlocutori del trade, cioè i commercianti, i distributori, gli agenti, come hanno accolto questa novità?

Non c’è un problema di riservatezza rispetto a eventuali curiosi della concorrenza?

L’hanno vissuta come uno spazio dove trovare le foto.

Il disorientamento avviene quando dopo le foto di una ciabatta trovano il mio faccione ad un aperitivo con gli amici o in vacanza da qualche parte.

La riservatezza viene garantita da una disclosure del campionario quando ormai i giochi sono terminati.

Nel mio lavoro i tempi sono determinanti per la presentazione della collezione.
Se rendi pubblico il campionario dopo una certa data la concorrenza non puo’ copiare i modelli e riuscire ad andare in consegna.

Infine: cosa c’entra il web con le infradito?

Lo sai che devo ancora capirlo ?

Un etto di marketing (è un etto e mezzo, lascio)?” di Massimo Carraro, ed. Alpha Test, sarà in libreria a fine gennaio. Per avere un codice sconto del 20% senza obbligo di acquisto basta una mail.

Questa settimana dedicherò le anteprime dal libro Un etto di marketing, alle 5 interviste che mi hanno gentilmente rilasciato questi signori:

Filippo Berto –  Berto Salotti (Meda, Milano)
Antonangelo “Dema” De Martini –  Dema srl (Lamporecchio, Pistoia)
Andrea GoriTrattoria Da Burde (Firenze)
Gianpaolo Paglia –  Azienda vitivinicola Poggio Argentiera (Alberese, Grosseto)
Fabio Zanet –  Nextink (Torino)

Pubblicate nella terza parte del libro (“Gli esempi in Italia”), queste chiacchierate sono raggruppate in un capitolo secondo me molto importante, intitolato:

“Casi di studio… della porta accanto, tra piccole aziende e trattorie. Le testimonianze dei protagonisti”
.

O davvero pensiamo che i casi di eccellenza da studiare siano sempre e solo Fiat e Barilla (che pure ci sono)?

INTERVISTA A FILIPPO BERTO (BERTO SALOTTI).

Come ti è venuta l’idea di spingere la tua azienda familiare del  settore arredamento con sede a Meda (Brianza), sulle strade del web?

Qual è stato il tuo primo approccio?

Hai avuto risultati subito?

Nel 2000 infatti la mia azienda si trovava ad un bivio, la produzione artigianale e il know-how di 30 anni non erano sufficienti, vista la nostra micro dimensione, ad affrontare le catene in franchising o i grandi del design.

Internet poteva quindi essere il punto di partenza per far conoscere le nostre produzioni fatte a mano e su misura ad un pubblico molto vasto.

Mi sono appassionato molto e non ho mai mollato.

L’idea è nata da mio padre undici anni fa.

Pensava fosse una cosa da fare, se ne parlava molto, e io all’inizio non ero tanto d’accordo (un passaggio generazionale invertito?).

Poi però realizzando il primo sito e vedendo dal contatore alcune timide visite, intuii che questo mezzo poteva farci conoscere.

Col senno di poi, e un occhio agli sviluppi del web sociale di questi anni, ripartiresti allo stesso modo?

In questi nove anni abbiamo accumulato molte conoscenze ed informazioni, non sarebbe possibile partire allo stesso modo, anche perché credo che il web sociale, per avere efficacia in termini di risultato di impresa, si debba basare su contenuti importanti e su solide basi di fiducia e reputazione, fattori che si costruiscono nel tempo.

Quali sono gli strumenti che usi di più per promuovere la tua azienda  via internet attualmente?

Blog, YouTube, Flickr, Twitter, Slideshare,  Friendfeed, Facebook… usi allo stesso modo tutto il web 2.0, oppure hai una presenza differenziata?

La promozione avviene acquisendo spazi on line, (payperclick e siti verticali) e attraverso marketing diretto sul nostro database.

La comunicazione avviene invece privilegiando il sito, il blog, Facebook, YouTube e Flickr.

Il cliente è multicanale, pertanto non è più sufficiente essere in prima pagina per determinate parole chiave per ottenere risultati.

E’ necessario quindi lavorare per rendere la comunicazione efficace sui mezzi dove in questo momento i nostri clienti amano navigare.

Se non è troppo complicato, ci puoi raccontare come hai maturato una  presenza così capillare in rete?

Oggi Berto Salotti è presente in alcune decine di migliaia di pagine.

Il metodo che abbiamo usato, per usare una similitudine, è paragonabile al desiderio profondo di farsi conoscere che si può avere nella vita reale, come ad esempio a scuola o con gli amici.

E’ un desiderio che ci ha portato a bussare a migliaia di porte online, presentandoci con il nostro prodotto, la nostra azienda e la nostra passione.

Curiosità: per uno che deve vendere un divano, quindi comfort,  piacevolezza tattile, proporzioni, colori… tutte cose che bisogno toccare con mano e vedere dal vivo, come può essere possibile  promozionare il prodotto – e magari venderlo – attraverso internet?

Inoltre, qual è il tuo approccio all’e-commerce?

Se non erro solo due prodotti  del vostro catalogo sono disponibili per la vendita online, puoi dirci  cosa c’è alla base di questa scelta?

Ti confesso che ogni volta che vediamo arrivare un ordine online ci stupiamo come la prima volta.

Vendere online un bene come l’arredamento non è facile, soprattutto in Italia, dove tutti siamo più legati al rapporto umano e alla relazione.

Esiste però anche in Italia un gruppo numeroso di persone evolute, che sono ben disposte all’acquisto online, anche per quanto riguarda il mio settore.

E’ necessario offrire loro una gamma di servizi di supporto molto importanti, dai video all’assistenza online, perché le loro aspettative non devono essere deluse, semmai superate.

Sono clienti che ci onorano di un alto tasso di fiducia , il valore oggi più prezioso.

Con il nuovo sito e la nuova piattaforma tecnologica, online da novembre avremo il 40% dei prodotti del catalogo vendibili online.

Domanda obbligatoria: Berto Salotti ha venduto di più grazie alla sua presenza in rete?

Berto Salotti, grazie alla sua presenza in rete, ha moltiplicato per 15 la sua quota di vendite al pubblico in 8 anni.

E’ un dato formidabile, in controtendenza rispetto al mercato sia italiano, sia europeo, sia di distretto.

Aggiungo un’ultima cosa, perché ti so molto bravo in campo  informatico: secondo te, oggi, occorre essere particolarmente preparati/fanatici della rete per riuscire ad attirare l’attenzione  sulla propria attività attraverso il web?

E’ vero, un pizzico di mania o meglio di pazzia è necessario: non sono poi molte le persone che amano passare le serate a lavorare sui propri siti per scalare le SERP!

Il risultato che abbiamo ottenuto è proporzionale all’impegno personale ma anche alla passione per il mondo di Internet e per la nostra produzione.

Credo che, oltre alle capacità tecniche o di marketing che si possano avere, l’ingrediente fondamentale per ottenere risultati sia proprio questo.

L’amore per il nostro mestiere di tappezzieri ma soprattutto la passione con la quale mio padre e mio zio insieme ai ragazzi della produzione hanno portato Berto Salotti ad essere riconosciuta, alla fine degli anni novanta, come azienda di riferimento per la qualità e il su misura, mi hanno spinto a trovare con tutte le forze una strada che potesse rendere merito a tutto il loro sacrificio e gli sforzi compiuti negli anni.

Internet per noi rappresenta questa strada.

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Anche oggi, una paginetta in anteprima da Un etto di marketing.

Questo argomento, tratto dall’introduzione del libro,  lo sento particolarmente perché mi fa pensare non solo ai problemi dei mercati fra 10 anni (quando i nativi digitali che oggi “vivono” su Facebook decideranno le sorti dei beni di consumo, sia come consumatori che come manager all’interno delle aziende), ma anche ai rapporti genitori-figli.

Quanti padri conoscono la lingua che usano i figli per comunicare con i propri coetanei via telefonino/PC? Secondo me molti pensano sia ancora l’italiano, invece è un misto di SMSese e Facebookiano… ma torniamo al marketing… che al confronto sembra una cosa semplice!!

IMPARARE OGGI LE LINGUE DI DOMANI

Tutto bello, tutto semplice, tutto chiaro, quindi?

Non esattamente.

Non sono molte le “best practice” di riferimento per chi si avvicina al marketing dell’ascolto, però sono fondamentali.

E gli errori che molti commettono derivano quasi sempre dalla stessa cosa: non capiscono il codice sottostante.

Non mi riferisco al poetico “code” di programmazione della piattaforma WordPress, bensì a una forma di etica comportamentale, che ci si aspetta da chiunque si unisca a una conversazione.

Paradossalmente, è la sua semplicità che lo rende, per alcuni, impraticabile.

A mio parere non si tratta di limiti e ottusità personali, bensì di limiti e ottusità delle aziende, che hanno visto strutturarsi, in anni e anni di attività, codici comportamentali diversi, lontani da quelli richiesti nelle conversazioni online.

Trasparenza, immediatezza, curiosità sono alcuni dei concetti-chiave di questi strumenti, e mi duole dire che viene più facile assimilare a molte aziende i loro opposti: opacità, lentezza, diffidenza.

Per questo i giovani sono i più adatti, come sempre quando si tratta di innovazione, a guidarci lungo questi sentieri.

Mi vengono in mente le parole di Clay Shirky, quando nel suo bel libro “Here comes everybody” NOTA6 afferma:

I giovani traggono maggiori benefici dai media sociali, non tanto perché sanno più cose utili, ma perché sanno meno cose inutili.

In un ambiente sociale e umano in cui le cose si evolvono con velocità vertiginosa, come ignorare i nuovi atteggiamenti di comunicaizone che uniscono sempre più persone?

Come non imparare la lingua adottata dai consumatori più attivi e attenti, potenziali evangelisti della marca?

Come non prepararsi ai modi di comunicare imperanti tra i giovani, che nel giro di 5-10 anni saranno i protagonisti dei nostri mercati?

In fondo, si tratta di pochi semplici concetti, quelli enumerati nel manifesto con cui abbiamo iniziato questa chiacchierata.

E di una sincera disponibilità ad accogliere input esterni.

Da qui, molto cose possono succedere.

Impossibile conoscerle a priori, poco avveduto decidere di ignorarle.

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La pubblicazione quotidiana della pagina in anteprima di Un etto di marketing
prosegue.

E PERCHE’ DIAVOLO LA MIA AZIENDA DOVREBBE CREARE UNA COMMUNITY?

Perché non dovresti cercare di individuare un gruppo di persone che fa il tifo per la tua azienda?

Avere una community è questo, e mantenerla significa accettare la possibilità di scambio alla pari che questa situazione comporta.

Non dimenticare che le persone desiderano comunicare con le aziende, e sono disposte a premiare con la loro attenzione e preferenza i marchi che accettano di essere presenti a uno scambio paritario, diretto e trasparente.

Infine, chi accetta la logica del web, ne accetta implicitamente le regole di condivisione e apertura che lo caratterizzano, e l’aggregazione spontanea è parte di questo: non si può evitare né tantomeno controllare.

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La prefazione di Un etto di marketing porta la firma di Nicola Zago, il cui lavoro quotidiano in rete con Design Conversations (oltre a tutto il resto che fa in azienda e non solo) è ampiamente riconosciuto e apprezzato.

PREFAZIONE.

Le aziende all’improvviso si scoprono dotate di organi dei quali non si erano mai accorte.
E allora via a presidiare le piazze virtuali fatte di discussioni, voti, recensioni su questo o quel prodotto e servizio.

Questi luoghi virtuali di condivisione delle esperienze non esistono però soltanto da quando l’azienda ha riscoperto le orecchie, ma da molto prima.

Un iceberg si presenta davanti al “responsabile dell’ascolto” , una nuova figura che presidia la Rete tentando di classificare e catalogare ogni spunto, ogni discussione e traccia nel web sui marchi per i quali è stato mandato in prima linea.

E’ il nuovo marketing, fluido e senza le divisioni che ci siamo creati: l’impresa e il consumatore, le vendite e il marketing, il business to business e quello to consumer si fondono nel nome di un’esperienza – il consumo – dal valore emotivo cresciuto esponenzialmente nel tempo.

Per le aziende è il tempo di distogliere lo sguardo dal dito e cominciare a guardare la luna.

Cominciando a presidiare l’intera sfera di attinenza semantica dei loro prodotti, si accorgeranno presto che in realtà non hanno mai prodotto biscotti, ma tiramisù; non hanno mai venduto automobili ma offerto mobilità all’essere umano.

Solo allargando il punto di vista capiranno il nuovo consumatore e sapranno offrirgli quello che cerca: coinvolgimento, partecipazione, condivisione, senso.

Perchè nella Rete non esiste più una via per parlare a compartimenti stagni.
La conversazione prende il sopravvento su tutto e su tutti, e alla fine tanto vale lasciarsi coinvolgere e prenderne parte, con le armi della coerenza e della lealtà.
Perchè la reputazione è ciò che rimane del nostro passaggio in rete come consumatori, professionisti, imprenditori.

Siamo solo all’inizio di una rivoluzione complessa. Non nelle tecnologie, ma nei comportamenti e nelle interazioni sociali.

Questo libro ci mostra come i percorsi per arrivare a questa consapevolezza sono uno diverso dall’altro, uno per ogni azienda che intraprende consapevolmente la strada del cambiamento.

Nicola Zago
Marketing Manager
Lago Spa

(Dite la verità, non vorreste anche voi un direttore marketing che scrive così bene?)

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Verso la fine della correzione bozze di Un etto di marketing, alla casa editrice mi suggeriscono di fare un indice analitico.

Dicono che denota la qualità di un libro. Pensandoci, secondo me denota anche… la qualità della casa editrice (grazie, Alpha Test!).

(Evidenzio le voci già pubblicate).

AGCOM, Aggregatore, Aggregatore sociale, Alert, Amazon, Anderson Chris, Andreesen Marc, Anobii, Apple, Arc Leo Burnett, Ascolto, Atac Roma, Atacmobile, Atom, Auditel, Aziende con le Orecchie, Barilla, Becchio Enrico, Berardi Barbara, Berto Filippo, Berto salotti, Bespoke, BlackBerry Storm, Blog, Blogger.com, Bloglines, Blogosfera, Boaretto Andrea, Bugs Tv, Burde, Business Blog (libro), Business Week, Camisani Calzolari Marco, Candiani Silvia, Carrefour, Ceo blog, Cluetrain Manifesto, Cnn, Coca-Cola, Co-creation, Coda Lunga, Coin, Comix, Community, Comunicato stampa, Concorrenza, Condivisione libera e gratuita, Controllo (perdita del), Conversazione, Convinzione, Corigliano Fabrizio, Corporate Weblog Manifesto, Creative Commons, Crippa Manuela, Critiche, Crowdsourcing, Cumbo Valeria, Del.icio.us, Del Torchio Gabriele, Dema, De Martini Antonangelo, De Meo Luca, Design Conversations, Desmoblog, Diegoli Gianluca, Digital Devide, Digital pr, Dimensione Legno, Ducati, Duilio Andrea, eBay, Edelman, Electrolux, Embed, English Cut, Enterprise 2.0, Ernesto Meda, Evangelista, Facebook, Facebook (applicazioni), Fake, Febal, Feed, Feedback, Feed Reader, Ferrari, Ferri Andrea, Fiat, Fiducia, File sharing, Firefox, Flickr, Folksonomia, Forrester Research, Free (libro), Free Knowledge, Freemium, Friendfeed, Friends, Friends Compatibility, Gapingvoid, Galetto Fabio, Gates Bill, General Motors, Girl Geek Dinner, Gladwell Malcom, Global Microbrand, Glocal, Godin Seth, Google, Google Reader, Gori Andrea, Guinness dei Primati, Hagakure, Hayden Nicky, Heaton Gavin, House-swapping, Human Resources, Hunt Tara, IBM, Inglesina, Innovazione, Intensedebate, Investimento (denaro, tempo, energia), iPhone, Israel Shel, Jaiku, Jarvis Jeff, Johnson Steven B., Kettydo, Kotler Philip, Kriptonite, La Cucina Italiana, Lago, Lago sales community, La Mucca di Schroedinger, La Stampa, Lego, Levine Rick, Liberi per Natura, Lifestreaming, Linguaggio informale, Linkare linkare linkare, Linkedin, Liveblog, Locke Christopher, Lutz Bob, MacLeod Hugh, Mahon Thomas, Marketing dell’Ascolto, Marketing dell’Ascolto (Manifesto del), Marketing Reloaded, Massarotto Marco, Max Mara, Mentos, Mercedes-Benz Italia, Metriche, Microblogging, Microsoft, Milanin, Minimarketing, Minoli Federico, MIT, Mobile marketing, Moder Pepe, Monty Python, Morici Giuseppe, Mosaico Arredamenti, Motori di ricerca, Movable Type, MSN, Mulino Bianco, Mullenweg Matt, MySpace, Naked Conversations, Napster, Nannini Gianna, Netflix, Netscape, Netvibes, Networking, Nextink, Ning, Noci Giuliano, Nome del blog, Nutellaville, Obama Barack, Ollino Paolo, Online reputation, Open source, Osservatorio Multicanalità, Paglia Gianpaolo, Pantaleo Luana, Partecipazione, Passaparola, Passaparola negativo, Pazienza, Peer-to-Peer, Perché, Permanenza delle conversazioni in rete, Permission marketing, Perosino Giovanni, Perrier Eugenio, Persona, Peters Tom, Pini Fabrizio Maria, Pinkstop, Plantulli Domenico, Poggio Argentiera, Potenza Massimo, Plurk, Pownce, Pronin Emily, Proximity marketing, Pubblicità nell’era del marketing dell’ascolto, Quelli che Bravo, Radio 105, Referrals, Rex, Reputazione online, personale e aziendale, Rice Jennifer, Roberts Kevin (KR Connect), Rodriguez Evelyn, ROI, Romeo Gianfranco, Rosen Emanuel, Rossetti Andrea, Rovekamp Frank, RSS, Rubel Steve, Saatchi and Saatchi, Salesforce, Schwartz Jonathan, School of Management del Politecnico di Milano, Scoble Robert, Searls Doc, Sem-Seo, Share, Shift, Shirky Clay, Skype, Slideshare, SMS, Social lending, Social media news, Societing, Spam, SROI (Social Return of Investment), Starbucks, Stephenson Frank, State of the Blogosphere, Stickiness, Stone Biz, Stoner Casey, Stormhoek, Streaming, Stumbleupon, Sun Microsystems, Tag, Tapscott Don, Technogym, Technorati, Tempestività, Time, Tombolini Antonio, Tono di voce, Torvalds Linus, Trasparenza, TSW, Tui Viaggi, Twitter, Typepad, Ubiquity, Unomattina, User-Generated Content, Virale, Virtual workspace, Vodafone, Vodafone Station, VoIP, Volagratis, Wal-Mart, Wal-Marting Across America, Wegner Daniel, Weinberger David, Wheels eBay, Wiki, Wikinomics, Wikipedia, Williams Anthony D., Williams Evan, Wilson Fred, Windows Live Spaces, Wired, WordPress, Xing, Yahoo, YouTube, Zago Nicola, Zanet Fabio, Zonin, Zopa, Zuckerberg Marc.

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